Alla ricerca di Cage

Sono un collezionista. O forse lo fui. Una definizione del genere è spesso associata a personaggi avidi fieri dei loro archivi – tipicamente costruiti dopo un certo numero di anni attraverso scambi, affari, baratti con altri avari collezionisti – che non possono essere consultati che da un piccolo numero di conoscenti fidati. Devo confessare che questo fu anche il mio approccio: iniziai ad acquisire quanto più materiale possibile nonostante l'evidente mancanza di tempo che la consultazione di tutto quel materiale avrebbe richiesto. Forse un paio di vite, o più.

Dopo un po' la mia metodologia cambiò. Diventai più selettivo, cominciai a cercare solo alcuni documenti, materiali specifici ai quali ero più interessato. Penso di aver semplicemente realizzato che non avrei potuto godere di tutto ciò precedentemente raccolto, specie se avessi continuato ad accumulare materiale, organizzandolo maniacalmente sugli scaffali sempre più em>densi. Oops, mi sono dimenticato di dire che sono un collezionista di musica. Durante questa fase di redenzione (febbraio 2005), chiamiamola così, incappai nella notizia del video di John Cage ospite di Lascia o Raddoppia. Cosa? Vi chiederete, forse. In realtà sapevo già dello strano episodio (che accadde all'inizio del 1959 mentre John Cage si trovava a Milano ospite di Luciano Berio), ma fu solo allora che l'idea di cercare la prova video della sua partecipazione al quiz entrò nella mia testa.

John Cage a Lascia o raddoppia (radiocorriere n°7)

Didascalia: La mitica foto di John Cage e Mike Bongiorno dal Radiocorriere-Tv n°7, 15-21 febbraio 1959

Sono un fan di John Cage dal gennaio 2000, quando lessi un articolo su di lui sulla rivista Blow Up al termine del quale mi domandai: Ma che diavolo? Non capii un tubo. Fui colpito dall'insolito modo di pensare di quest'uomo che non potei afferrare completamente. Il suo nome girò nella mia testa per qualche tempo finché inciampai nel volume dedicato a Cage Lettera ad uno sconosiciuto (Edizioni Socrates) che mi decisi a comprare. Era l'ottobre del 2003 e quello era il secondo libro che decisi liberamente di acquistare in vita mia [curioso che il primo fu Quaderni di un mammifero di Erik Satie, acquistato pochi mesi prima non sapendo del legame tra Cage e Satie stesso]. Non sono assolutamente un buon lettore, ciononostante divorai quel libro in una settimana. Ricordo ancora la sensazione provata quando lo finii: mi sembrò di poter fare qualunque cosa. Fu così esaltante che da allora la stimolante presenza di Cage non mi avrebbe più abbandonato.

Quello che mi parve incredibile e difficile da credere tra tutte le cose che John Cage aveva combinato nel corso della sua vita, era che avesse partecipato a questo vecchio quiz, Lascia o Raddoppia rispondendo a domande sui funghi. John Cage il micologo. Si trattava di un aneddoto così strambo e una combinazione di fatti così improbabile che sentii il dovere di fare qualcosa. Dopo cinque puntate Cage vinse l'intero montepremi che gli permise di continuare il suo tour negli USA con la compagnia di danza di Merce Cunnigham. Chiaramente John Cage non fu invitato a Milano da Luciano Berio per partecipare al quiz, bensì per scopi musicali. Tuttavia date le difficili condizioni economiche in cui Cage versava, si pensò di farlo partecipare come concorrente al quiz, mandato in onda dalla RAI cui apparteneva lo Studio di Fonologia dove Berio lavorava, sfruttando la sua nota passione per i funghi affinché potesse vincere il montepremi finale. Qualcuno successivamente insinuò il sospetto che Cage non solo fosse stato aiutato ad essere selezionato come concorrente, ma che gli avessero persino passato alcune risposte affinché vincesse davvero. Leggende metropolitane? E chi lo sa? Tuttavia, considerando la statura e l'intelligenza di Cage, ciò suona abbastanza improbabile.

John Cage sorridente

In un primo momento provai a contattare le Teche RAI, gli archivi che avrebbero dovuto conservare tale documento. Niente da fare! Il mio pensiero fu che tali archivi fossero in uno stato di confusione totale e che John Cage non fosse considerato una personalità importante allora. Ricerche sul web rivelarono che molte persone prima di me si cimentarono nella medesima impresa, ottenendo lo stesso risultato: nessuna traccia del video, solo una o due fotografie che testimoniavano che non si trattasse di un miraggio ma che fosse realmente accaduto. L'avvento del web accelerò la mia ricerca rispetto ai tentativi precedenti. In pochi, si fa per dire, click fui in grado di raggiungere musicisti, fan, collezionisti sparsi nel mondo, tutti interessati a quel documento o che dicevano di averlo visto in televisione qualche anno prima. Tali conferme rafforzarono la volontà e determinazione nel continuare le mie ricerche sebbene tutti questi molteplici fallimenti mi facevano contemporaneamente dubitare sulle reali possibilità di trovare ciò che stavo cercando.

Decisi di raccogliere tutte le email che stavo spedendo in una casella apposita mentre il loro numero aumentava anche se in modo discontinuo: ogniqualvolta la speranza veniva ravvivata, trovavo le energie per compiere nuovi sforzi, mentre quando ricevevo un risposta negativa mi sentivo impotente e mettevo in pausa la ricerca.

A quel punto, non so se si sia trattato di un meccanismo di autodifesa inconsciamente sviluppato o meno, cominciai a concepire la mia missione in modo diverso. Anziché guardarla come una ricerca impegnativa di un oggetto nascosto (o magari perduto) in un luogo inaccessibile, pensai all'intero processo come un luogo d'incontro. Un modo per mettersi in contatto con altre persone che come me amavano il personaggio John Cage ed erano curiose di vedere questo bizzarro episodio della sua vita.

John Cage al toy piano

Paradossalmente mi augurai dunque di NON trovare più tale reperto, ma di continuare queste esplorazioni ed incontri che tale ricerca aveva causato sino ad allora. Dal tronco principale diversi rami crebbero. A parte incontrare queste persone, incespicai in altri documenti che non sapevo neppure esistere e che divennero parte della mia collezione che gradualmente si trasformò in una risorsa aperta a sconosciuti e fan. Tra gli altri mi misi in contatto con Brian Brandt (direttore della Mode Records), Cristina Berio (figlia di Luciano Berio e Cathy Berberian), Enrico Ghezzi, Nicolò Bongiorno (figlio del presentatore, Mike Bongiorno) e molte altre persone ancora che condivisero con me simpatici aneddoti.

C'è un documento in particolare, i dodici episodi di C'è musica e musica, che merita una menzione a causa della catena di aneddoti dietro (e dopo) il suo ritrovamento. Questo programma musicale televisivo fu concepito da Luciano Berio nei primi anni '70. Praticamente è un viaggio nel mondo della musica: compositori, musicisti e musicologi, tutti intervistati dallo stesso Berio! Raggiunsi via email la curatrice del programma, Vittoria Ottolenghi che mi mise gentilmente in contatto con l'operatore di macchina, Ugo Picone, il quale aveva lavorato con lei e Berio sul set. Il Sig. Picone mi raccontò alcune buffe storie al telefono, ma non mi potè aiutare con gli episodi mancanti e quindi mi fece parlare con colui che girò la trasmissione, il regista Gianfranco Mingozzi. Quando lo chiamai mi disse di possedere ancora i master in formato Umatic ma che la conversione degli stessi in un formato più accessibile era al di fuori delle sue possibilità.

Ero un po' arrabbiato per questo fallimento ma contento d'altra parte perché capii quanto fosse stato interessante aver parlato con queste persone, tutte molto disponibili nei confronti di un perfetto sconosciuto quale ero. Quando iniziai a perdere le speranze mi imbattei in un concittadino (Daniele Poletti) che aveva registrato dalla televisione tutti gli episodi! Non potei credere ai miei occhi. Fu così che mandai gli episodi a Cristina Berio, la quale non li possedeva, e dopo a destra e manca a chiunque me li chiedesse. Questa piccola storia intorno alla caccia del programma tv C'è musica e musica testimoniò come la nuova prospettiva da cui stavo osservando la ricerca per il clip di Cage fosse vera.

John Cage a Parigi 1981

Ritorniamo a bomba su Cage adesso. Non c'è bisogno di dire che uno dei primi contatti che stimolai fu la John Cage Trust. Sin dal primo contatto via email con la sua direttrice, Laura Kuhn, scambiai opinioni riguardo i materiali che stavo trovando durante la mia ricerca. Ci incontrammo a Milano in occasione del Festival Milano Musica nel 2007 che fu dedicato a John Cage. Fu lì che parlai con Daniel Charles (r.i.p.) che si ricordò sorprendentemente della mia richiesta via email (sì, lasciai un messaggio sul filmato anche a lui). Mi considerai onorato di aver conosciuto una persona così gentile e un profondo conoscitore del lavoro di Cage. Il legame con la Cage Trust fu poi sancito dal mio articolo su Lascia o Raddoppia che Laura gentilmente pubblicò sul suo blog ufficiale per Cage.

Alcune conoscenze fatte durante anni di scambi iniziarono a spedirmi qualsiasi cosa legata a Cage incontrassero (fu così che ottenni la trascrizione dell'episodio finale del quiz con Cage ospite: una scansione di un articolo musicale del 1975 basato su un nastro audio ovviamente introvabile) avendo compreso quanto la ricerca significasse per me. Devo citare l'amico Gianmaria per tutte le scansioni di articoli su John Cage che mi ha spedito. Materiale che continuo a diffondere tra i miei contatti senza esitazione (vedi sezione materiali).

Non posso qui rivelare tutta la storia perché tante persone da me raggiunte si conoscevano già tra loro oppure ebbero esperienze o studi comuni. Nonostante tale intreccio, diventò semplice per me capire chi conoscesse chi. Grazie a qualche filmato RAI contenente Cage raggiunsi Veniero Rizzardi la cui compagna riconobbe un suo amico in tali filmati: Renato Marengo, giornalista e produttore musicale. Amico di Demetrio Stratos, si trovava a Milano quando Cage eseguì Empty Words nel 1977 di fronte ad un inferocito pubblico domato dallo stesso Cage dopo due ore. Una volta raggiunto, Renato mi raccontò storie su Demetrio il cui legame con Cage divenne così chiaro prima della sua prematura scomparsa. Un altro strato si stendeva di fronte a me rivelando nuove connessioni, direzioni possibili e idee illuminanti. E questo sarebbe andando avanti...

John Cage 1972

Didascalia: John Cage, 1972 © Philippe Gras (Cathy Berberian sullo sfondo)

Certo che sì! Diventai amico di Daniele Poletti, colui che mi procurò il video del programma di tv di Berio. Più tardi, nell'Agosto 2010 creammo, con l'amico comune Walter Catalano, il progetto editoriale [dia•foria. La rivista, a parte essere un altro trampolino per nuovi eccitanti e inaspettati incontri al di fuori dell'universo Cage, è servita per celebrare quest'anno proprio il centenario di quest'ultimo. La maggior parte delle persone che avevo contattato durante la ricerca del videoclip misterioso infatti, è diventata parte del progetto di [dia•foria 1000 e una nota per John Cage che raduna 100 contributi da altrettante personalità della cultura e dell'arte italiana. Qualche esempio: Maurizio Comandini di All About Jazz Italia, mi chiese se fossi interessato a omaggiare Cage attraverso il sito per cui scrive, e così eccomi qua! Renato Marengo fu colui che ci mise in contatto con Alfred Tisocco di Cramps Records, produttore esecutivo del tributo di [dia•foria per Cage. Curiosità: un giorno mi trovai a Roma con Alfred per fare ricerche alle Teche Rai riguardo a materiali Cage. Successivamente lo accompagnai ad una riunione con altre persone con cui non avevo nulla a che fare. Quando ce ne andammo una di loro, che mi aveva fissato ogni tanto con un'espressione incuriosita, mi chiese: Piacere di averla conosciuta, cosa ci fa qui? La migliore e unica risposta che trovai fu: Piacere mio, sono un fan di John Cage.

Infine, la scorsa estate incontrai una persona proveniente dall'Estonia che fu davvero impressionata da come avessi cercato ostinatamente questo filmato. Senza conoscere affatto Cage mi disse: Stai vivendo senza un obiettivo, dovresti insegnarmelo perché io non ci riesco. Quella frase mi fece pensare allo scopo di non avere alcuno scopo di Cage. Nonostante sia vero che un obiettivo ce l'abbia – il fantomatico filmato – è altrettanto vero che non sono sicuro che esso esista o meno, per cui talvolta mi sento come se brancolassi nel buio senza alcuna meta a parte lo sbattere contro una massa di persone legate tra loro dal filo rosso Cage. Ed allora il fatto di parlare di Cage in una piccola conferenza a Tallinn presso il centro culturale Ptarmigan non è più una coincidenza, ma quasi un fatto dovuto! È come un puzzle: all'inizio non puoi afferrare tutto il disegno perché i singoli pezzi sono troppo distanti per avere un'immagine chiara, poi lentamente cominciano a formare un'immagine sempre più chiara. La mia immagine.

In altre parole, un sovrapporsi di conoscenze, rimbalzi ed incontri casuali (o forse no) sotto il segno di Cage. A questo punto, sentii che il sito www.johncage.it che avevo in testa da molto tempo, sarebbe dovuto finalmente partire.

Stefano Pocci
info@johncage.it