Alla ricerca del silenzio perduto: Il Treno di John Cage (Bologna, 1978)
John Cage divenne famoso negli anni '40 per l'invenzione del pianoforte preparato. Motivi di opportunità (e di spazio) lo costrinsero ad armeggiare con un pianoforte che risultò, al termine dell'inserimento di viti, bulloni, pezzi di plastica e vetro tra le sue corde, suonare come un'orchestra di percussioni; di lì la sua invenzione. Molti anni più tardi fu protagonista di
una nuova preparazione, stavolta ai danni di un treno! E proprio qui in Italia.
Il tutto accadde nel giugno del 1978; John Cage su un'idea di Tito Gotti realizza in Italia un happening musicale (nell'ampio senso che la parola musicale possedeva per John Cage) basato sulla sonorizzazione di un treno nel corso di tre escursioni differenti lungo alcune linee poco trafficate delle vecchie F.S. Ci troviamo in Emilia Romagna e più precisamente gli eventi ebbero luogo lungo le seguenti direttrici:
Lunedì 26 giugno: Bologna − Porretta Terme − Bologna
Martedì 27 giugno: Bologna − Ravenna − Bologna
Mercoledì 28 giugno: Ravenna − Rimini − Ravenna
Alla realizzazione dell'evento Il treno di John Cage partecipano personalità del calibro di Walter Marchetti, Juan Hidalgo, Demetrio Stratos, Daniel Charles, giusto per citarne alcuni. Trent'anni più tardi nel 2008, sempre a Bologna, furono celebrate due giornate in ricordo del Treno di John Cage: Take the Cage train, un calambour tra il titolo del brano dell'orchestra di Duke Ellington e il nostro John.
Un'ampia panoramica sulla realizzazione dell'evento ferroviario del 1978 è presente sul volume della Baskerville Alla ricerca del silenzio perduto (in italiano e inglese) che contiene oltre ad alcuni testi (di Daniel Charles, Tito Gotti e Giampiero Cane) che spiegano la genesi del progetto e che ne interpretano la portata. Sono inoltre allegati a tale pubblicazione tre cd e un dvd con del materiale video (recuperato da registrazioni di appassionati presenti) proveniente da quei tre giorni, il tutto corredato da diverse foto che riportano la gioiosa atmosfera dell'epoca. Esiste anche un testo con del materiale fotografico publicato nel 1979 a cui era allegato un nastro audio che è diventato oggetto di culto per collezionisti (si rimanda alla sezione Libri).
Oltre all'esaustiva rassegna fotografica presente in tale volume e ai dischi audio con le registrazioni dei suoni prodotti a bordo dei treni, la Rai mandò in onda un servizio il 29 giugno 1978 in cui Walter Marchetti e Tito Gotti, alla presenza di John Cage, illustravano il progetto pendolare.
Per quanto riguarda il materiale filmato durante le tre escursioni, l'unico reperto fin qui trovato è un video muto delle Ferrovie dello Stato ritrovato da Elena Testa dell'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa di Ivrea è disponibile in rete:
Qui sotto potete vedere in dettaglio l'orario delle tre giornate seguito dal testo di Boris Porena Chi, cosa è John Cage? che l'accompagnava all'interno del libretto delle Feste musicali a Bologna (materiale proveniente dagli archivi di Cramps Records).
In fondo alla pagina potete leggere invece alcuni articoli: alcuni pubblicati all'indomani del concerto al Teatro Lirico di Milano (il famoso Empty Words), in cui si racconta di come Cage avesse un'idea di massima di quello che sarebbe poi diventanto Il Treno di John Cage, e un altro da l'Unità di poco precedente l'evento.
Ecco alcune gallerie fotografiche disponibili in rete e un articolo interessante di Martin Friedman (in inglese) a proposito del treno 1978:
(dal libretto delle Feste musicali a Bologna, giugno 1978)
Chi, cosa è John Cage?
(dal libretto delle Feste musicali a Bologna, di Boris Porena, giugno 1978)
Ecco qualche risposta:
1) Fine anni cinquanta; in una casa romana alcuni adulti e dei bambini siedono davanti a una coperta sotto cui si indovina una persona accucciata; da sotto la coperta appare per alcuni secondi una scatola di cerini; poi un elefantino d'avorio; poi un'arancia; un paio di forbici; un elefantino e una candela; forbici, arancia, cerini; una fotografia di famiglia e una forchetta…
Per me, che ero presente, Cage è un elefantino d'avorio, un'arancia, una scatola di cerini; o anche l'intervallo tra questi, il nulla o il qualcosa che li collega o separa; o anche dei bambini che ridono e degli adulti incantati da una forchetta. (Boris Porena)
2) Il fenomeno Cage è molto singolare e ad intenderne la portata si dovrà innazitutto estraniarsi dai parametri della tradizione musicale europea, e in particolare dal ferreo razionalismo costruttivista che ne costituisce la premessa essenziale. Se un filo sotterraneo (ma non poi tanto) collega i musicisti d'avanguardia americani di questo secolo, esso consiste nella indipendenza pioneristica delle coordinate storiche europee. Rispetto a E. Varèse e Ives, Cage manifesta però la tendenza ad uno sperimentalismo diverso… tutto scaricato sulla quotidianità più ovvia, sull'utilizzazione di riporti sonori esistenziali immersi in un gioco combinatorio sostanzialmente svalorizzante. Come ha precisato H.K. Metzger, l'impresa di Cage parte dall'estrema alienazione, postulando una casualità sulla quale il musicista si rifiuta di intervenire: il 'comporre' può diventre, al limite, semplice presa di contatto con i più diversi oggetti o giocattoli musicali, tradizionali o ricavati da qualsiasi contesto… Ma non è solo l'aspetto del 'suono' che viene svilito da Cage attraverso pratiche paradossali e volutamente ironico-distruttive, bensì quello più compiutamente formale, nel senso che, oltre alla dichiarata volontà di 'far scandalo', Cage procede giulivamente allo smantellamento di ogni possibile struttura… Cage aspira dunque a sostituire il concetto di oggetto sonoro finito con quello di esperienza: come in Rauschemberg, anche nella sua musica il gesto informale si riporta, dopo l'astrattismo della serializzazione totale di Stockhausen, Boulez e Pousseur, su fatti sonori liberamente associati, meglio ancora se occasionali e imprevedibili. L'atto del comporre può essere, in casi poi non tanto estremi, una semplice cerimonia di gesti a contatto con le più svariate fonti generatrici di suono. (Armando Gentilucci: voce Cage, Enciclopedia della musica, Rizzoli, 1972)
3) Non è un compositore. (Arnold Schönberg)
4) È un esperto di funghi. (G.S., telespettatore)
5) John Cage è nato a Los Angeles nel 1912. Ha studiato con R. Buhlig, H. Cowell, A. Weiss, A. Schönberg. Nel 1949 è stato eletto dalla National Academy of Arts and Letters per aver esteso i confini della musica con il suo lavoro per orchestra di percussioni e con l'invenzione del pianoforte preparato (1938). Nel 1951 con la collaborazione di musicisti e ingegneri del suono ha fondato uno studio per la ricerca e l'elaborazione di musica su nastro magnetico. Nel 1952 al Black Mountain College ha presentato un 'theatrical event', da molti considerato come il primo happening. Da anni collabora con il coreografo Merce Cunningham e la sua compagnia di danza. Ha insegnato in molte università americane ed ha soggiornato frequentemente in Europa. Le sue composizioni (molte delle quali contestano esplicitamente tale qualifica) hanno influito grandemente sull'avanguardia internazionale degli anni 50 e 60 e, in genere, su tutta l'esperienza musicale contemporanea. Tra i suoi scritti ricordiamo Silence, 1961, e A Year from Monday, 1963. (da una attendibile biografia)
6) John Cage è uno che punta il dito sull'ovvio, non sull'eccezionale; ma, additandolo, lo rende unico (vedi l'elefantino d'avorio). Il silenzio di John Cage è un orecchio aperto sul suono che dà il mondo. I bambini che nella prima elementare gestiscono il loro sistema binario suono/silenzio spesso prolungano il silenzio oltre i limiti che a noi adulti sembrano tollerabili. In quel silenzio l'ambiente si fa produttore di senso: un ronzio significa mosca, una sirena lontana inquietudine sociale, un vociare indistinto la certezza di non essere soli.
Tra le conseguenze di John Cage c'è la nuova pedagogia musicale, c'è la possibilità di lavorare a un'esperienza musicale 'di base', aperta a chiunque perché anteriore alla costituzione di grammatiche e sintassi.
Cage, il realista, addita nel nostro orizzonte quotidiano il punto utopia.
Talvolta chi esercita la musica anche come impegno politico legge negativamente l'americanità di John Cage e gli attribuisce passività nei confronti del mondo, disinteresse a modificarlo.
Non so che cosa John Cage pensi del mondo né se intende modificarlo e come; vedo però e tutti vediamo che il suo passaggio lo modifica e non di poco. Ricordo la Darmstadt degli anni 50, il fortino dell'avanguardia musicale; ricordo il suo terrorismo culturale e la frustrazione dei non allineati; ricordo nel 1958 il sorriso un po' primigenio di Cage, il tracollo di quel terrorismo e la 'libertà' di ascoltare un rubinetto gocciante.
C'è un racconto assai bello di Borges: dell'occulto protagonista, Almotasim, non si conoscono le azioni dirette ma solo le impercettibili tracce nel mondo:
7) Cage è Almotasim. (Boris Porena)
8) 'Cage' in italiano vuol dire ' gabbia'.
9) Alla ricerca del silenzio perduto, 3 escursioni in un treno preparato, variazione su un tema di Tito Gotti, di John Cage con l'assistenza di Juan Hidalgo e di Walter Marchetti.
Tracce di Cage in Tito Gotti, Juan Hidalgo e Walter Marchetti.
Juan Hidalgo (nato a Las Palmas nel 1927; studi di composizione e pianoforte in Spagna, Francia e Svizzera; collaboratore di Bruno Maderna al Centro di Fonologia di Milano; dopo un lungo soggiorno madrileno, vive oggi in Italia) e Walter Marchetti (nato a Canosa di Puglia nel 1931; molteplici esperienze di lavoro; musicalmente autodidatta; dopo un lungo soggiorno madrileno, vive oggi in Italia) sono stati I promotori di ZAJ, un gruppo d'avanguardia spagnolo di chiara discendenza cagiana. Sia ZAJ che Tito Gotti hanno avuto a che fare in passato con treni e stazioni ferroviarie. Ora li ritroveremo con John Cage lungo le tratte Bologna-Porretta Terme (26 giugno), Bologna-Ravenna (27 giugno), Ravenna-Rimini (28 giugno). Un treno appositamente allestito – a cura del Teatro Comunale di Bologna – raccoglierà i propri rumori e li rielaborerà elettronicamente per i viaggiatori e per coloro che incontrerà nelle stazioni. Raccoglierà anche ed elaborerà i suoni prodotti localmente – per esempio da bande musicali, complessi e singoli esecutori – ma anche del normale trambusto di una stazione.
A fine giugno 1978 John Cage sarà un treno in partenza da Bologna.
(si ringrazia Cramps Records per le scansioni dei due articoli originali datati 1977 da cui queste trascrizioni sono state tratte e l'Archivio Storico de l'Unità per l'articolo del 1978)
Utlizzando la musica dei treni si possono fare ottimi concerti
(dicembre 1977)
(Sottotitolo: Incontro con il musicista americano John Cage. Un'ardita operazione culturale che si svolgerà a giugno in alcune stazioni nel bolognese. L'idea è nata da una conversazione di Cage col maestro Tito Gotti. Il Musicircus: tanta musica, rumori compresi, offerta tutta insieme al pubblico)
John Cage è uno dei padri della musica sperimentale del nostro tempo. Anche se la sua età – è nato nel 1912 – non può permetterlo di collocarlo tra i mostri sacri, l'insegnamento e l'esperienza che egli è riuscito a trasmettere a tanti fra i compositori di questo secondo dopoguerra e la sua carica provocatoria, a tratti sconvolgente, consentono di considerarlo uno dei punti di riferimento obbligati dell'evoluzione musicale della nostra epoca.
In questi giorni Cage è stato di passaggio in Italia per il concerto al Teatro Lirico di Milano (Empty Words) e per una visita al Teatro Comunale di Bologna insieme al quale sta preparando una proposta musicale per la prossima estate. Nel corso di una breve conversazione abbiamo chiesto a Cage qualche notizia sul progetto che sta elaborando.
Si tratta di un'idea nata da una telefonata che mi fece il maestro Tito Gotti del Teatro Comunale di Bologna quando nel gennaio scorso mi trovavo a Parigi. Mi chiese di fare a Bologna il Musicircus presentato in altre due occasioni negli USA e che avevo ripresentato a Parigi. Io però in quel momento ero molto impegnato; gli proposi di rimandare la cosa all'estate del 1978 e di scrivermi una lettera spiegandomi meglio cosa volesse. Si tratta di un lavoro in collaborazione tra Gotti e me. Mi scrisse che era particolarmente interessato a fare delle cose nei treni e nelle stazioni; mi inviò disegni e mappe dei vagoni e delle reti ferroviarie intorno a Bologna; mi scrisse che desiderava portare il pubblico sui treni e produrre eventi musicali nelle varie fermate.
Oggi, dopo questa visita, ho deciso di portare avanti il progetto. Abbiamo fatto un breve viaggio in ferrovia intorno a Bologna: i rumori del treno erano veramente affascinanti, i suoni delle stazioni, le campanelle, i fischi, gli stridori delle rotaie. Credo che questa occasione, molto piacevole, potrà realizzarsi nel prossimo giugno per un periodo di tre giorni; ogni giorno con un itinerario diverso e nelle varie stazioni questi Musicircus.
Può spiegarci meglio questo termine dei circhi musicali?
È molto semplice: di solito noi abbiamo le sale da concerto fatte apposta per tenere la musica lontana, libera dalle influenze di tutte le altre musiche che ci sono fuori. Nel circo musicale invece di isolare la musica, cerchiamo di portare al pubblico quanta più musica possibile tutta insieme, in ogni espressione perché anche i suoni della vita quotidiana sono musica, compresi quelli dei treni.
Quali mezzi verranno impiegati per questo avvenimento?
Spero potremo avere i musicisti della regione, folk e bande per esempio, ed inoltre le persone che vivono vicino alle stazioni potranno essere gli esecutori, insieme forse ai cori delle chiese e altre cose di questo genere; vi sono anche i suoni dei treni e della città che potranno essere registrati e amplificati. Forse avremo anche delle cassette che il pubblico potrà azionare con quei meravigliosi suoni delle campanelle, degli allarmi, dei sibili: insomma tutto ciò che si sente in una stazione. E poi penso ad altoparlanti sui treni per trasmettere ciò che è stato registrato nella stazione precedente.
Quale crede sarà il ruolo del pubblico, di tutti coloro che risulteranno coinvolti?
Ognuno si confronterà con un prodotto artistico non finito, complesso; come confrontarsi con la natura, che spesso è complessa; come passeggiare in un bosco: ci sono tante cose da guardare e se ti domandi qual è il ruolo di chi cammina nel bosco, vedi subito che ciascuno può avere un ruolo diverso ed una propria esperienza personale. Nel mio caso, ognuno sarà in grado di scegliere e cambiare il proprio ruolo semplicemente spostandosi.
C'era stata una grande bordata di fischi e di applausi al Lirico di Milano sere fa, dopo il concerto di John Cage. Intervistato dall'arrivo a Linate fino alla partenza per Parigi via autostrada (la neve aveva bloccato il traffico aereo), Cage era stato costretto a parlare perfino durante il concerto. Ma soprattutto in fase di conferenza stampa, quando il celebre autore dell'avanguardia musicale ribelle al pentagramma aveva avanzato, sia pure con cautela, i suoi dubbi sulle certezze del '68 mettendo in discussione la validità di certe proposte culturali e rivoluzionarie, e lasciando pure fuori dalla porta i reminiscenti verdiani; che invece dalla porta eran entrati e avevano chiesto conto del buttar negli spartiti certi infernali, danteschi stridor di denti che sembrano fatti apposta per disorganizzare ulteriormente (qualora ce ne fosse ancora bisogno) il sistema nervoso dei musicofili.
Far parlare Cage in margine a tutta questa sarabanda di parole non è stato semplice. Tuttavia è stato (come si vede) possibile. Prima di Parigi (poi – forse – Colonia) Cage si è affacciato segretamente a Bologna. Ed è lì che lo abbiamo raggiunto; per farci dire tutto quello che non ha voluto o fatto in tempo a dire ai giornalisti milanesi, con gli amici Mino Bertoldo (l'operatore culturale dello spazio Out-Off in via Montesanto, dove Cage all'arrivo nella capitale lombarda aveva tenuto la sua conferenza stampa), e il musicista Juan Hidalgo, che naturalmente non è il Juan Hidalgo musicista di tre secoli e mezzo fa (1610-1685) ma l'attuale omonimo, braccio destro (e all'occorrenza sinistro) di Cage. Tra giugno e luglio del '78, John Cage terrà un concerto-novità che sarà possibile solo grazie all'appoggio del bolognese Tito Gotti (il redattore culturale di Comune e Provincia) e a quello delle FS. Si tratterà di un concerto da eseguirsi su un treno di 7 vetture con viaggiatori paganti non comuni biglietti di transito, ma normali biglietti per ingresso a un concerto.
RUMORE E MUSICA.
I concerti saranno tre, date già fissate (30 giugno, 1-2 luglio), e il treno verrà utilizzato come strumento principale della musica di Cage. Ogni concerto corrisponderà a un certo percorso con fermate d'obbligo. Tra viaggio e soste, la durata prevista dei concerti sarà di circa 5 ore.
È abbastanza programmatico il nome della partitura: il concerto, che mi sembra giusto definire per treno e fermate, si intitola Alla ricerca del silenzio perduto, sottotitolo Variazione da un'idea di Tito Gotti (collaboratori Juan Hidalgo e Walter Marchetti). Ed ecco il concerto-novità (forse il più sconvolgente della serie cagiana). Su un treno munito di altoparlanti esterni e interni, le musiche di Cage, eseguite nel vagone di coda e amplificate per tutti i vagoni, si integreranno coi rumori interni ed esterni del treno. Scossoni, stridio, ansiti, vibrazioni dei tender, battito della rotaia (in realtà l'elemento catalizzatore della partitura; quello destinato a segnare il ritmo dei tempi musicali del concerto), ogni rumore e rumorino prodotti dal treno in corsa saranno ampliati e conglobati dalla musica di Cage. Contemporaneamente all'esecuzione musicale, il gruppo ZAJ (Juan Hidalgo, Walter Marcheti e Esther Ferrer) eseguirà performances.
A ogni fermata è programmata una sosta di 20 minuti. Durante questo tempo il treno aprirà gli altoparlanti come cateratte di suoni emettendo la registrazione del concerto eseguito nella prima parte del viaggio. A questo punto il concerto verrà integrato da un nuovo elemento musicale: quello della stazione di sosta. La banda del paese, il coro della chiesa, complessi, complessini, musicisti isolati, cantanti, ballerini popolari (saranno inevitabili i fondisti di liscio), ma anche pittori e scultori (sempre locali) con le loro voci, e artigiani gastronomi con le loro specialità declamate, verranno assunti coi loro suoni e rumori dal concerto in atto, che registrerà e congloberà il tutto, portandosi, arricchito del nuovo elemento folkloristico captato nella stazione precedente, nella stazione successiva.
Il concerto del 30 giugno si svolgerà sulla Bologna-Porretta. Non sappiamo ancora quali saranno i percorsi successivi. Non lo sanno, del resto, neanche Gotti e Cage; il concerto per treno è appena uscito dalla fase ideativa ed è appena entrato in quella organizzativa. Gli orari di concerto: dalle 20 all'una del mattino. L'idea del concerto per treno è successiva a un'idea, non realizzata, di un concerto globale: un gruppo di orchestre e altre formazioni musicali avrebbero dovuto suonare contemporaneamente sotto la tenda di un circo. Questa non si è fatta dice John Cage ma si farà. Non si è fatta, è umano supporre, perché dal complesso di complessi in esecuzione simultanea ne sarebbe uscito fuori quello che si chiama un bel casino.
Per mettere a punto il suo concerto per treno, Cage tornerà apposta in Europa dagli USA il prossimo 20 giugno. Verrà a cose quasi fatte: Gotti, Hidalgo e Marchetti hanno già cominciato a lavorare alla parte organizzativa subito dopo la partenza di Cage per la Francia.
Intanto Cage, interrogato sulle soddisfazioni raccolte a Milano, mi ha detto: Le ho avute come musicista, come intervistato e come cuoco macrobiotico. Lei sa che viaggio sempre con i miei sacchetti di riso integrale, di semi, di farine, di aromi di olio di soia per il tempura? Be', in casa di Gianni Sassi sono riuscito a cucinare un riso eccezionale nonostante il cattivo funzionamento del fuoco (ma in compenso era perfetta la qualità della tela indispensabile per fare da coperchio al tegame di cottura). Quindi Cage ha soggiunto: Per quanto la mia intransigenza in questo campo sia addirittura maniacale, sono riuscito a compiere un atto di gentilezza gastronomica perfezionando con acqua di coste e peperoncino una minestra di miglio cucinata da Valeria Magli che era con noi.
A Cage ho rivolto un'ultima domanda: replicherà il suo concerto per treno in altri peasi? Il celebre musicista ha risposto: Non sarà facile trovare altri paesi europei preparati a questo tipo di operazione culturale, e non per un fatto di rotaie, ma di disponibilità alla fantasia della gente.
N.B. Gianni Sassi è il discografico dell'avanguardia. Il Tempura è il fritto della cucina orientale in genere, madre della macrobiotica. Questa intervista è stata raccolta alla mensa della stazione di Bologna e scritta in treno tra Bologna e Roma.
(da l'Unità, venerdì 23 maggio 1978, di Marco Venturi)
Lunedì, martedì e mercoledì scorrazzerà per l'Emilia Romagna un animale strano, sicuramente unico nella storia: Il treno di John Cage. Per distinguersi dagli altri veicoli che viaggiano su rotaie, questo treno si porterà dietro, oltre a sette carrozze passeggeri più due vagoni (uno per la regia del suono ed uno per il gruppo elettrogeno), un lunghissmo sottotitolo rivelatore: Alla ricerca del silenzio perduto, tre escursioni per treno preparato, variazione su un tema di Tito Gotti; di John Cage con la assistenza di Juan Hidalgo e Walter Marchetti.
Ma che cos'è un treno preparato? (Non affannatevi a sfogliare enciclopedie, non lo scoprirete mai!) Noi abbiamo pensato che il modo migliore fosse parlarne con i collaboratori di Cage, e così abbiamo fatto recandoci all'Harpo's Bazaar, lo studio di registrazione che si è fatto carico dell'assistenza tecnica.
Pareti fonoassorbenti, registratori, miscelatori, nastri, forbici e altre apparecchiature che proprio non sappiamo come chiamare, questo è l'Harpo's Bazaar, uno studio che, come ci ha detto Oderso Rubini, lavora soprattutto nel campo della musica elettronica (sue le scomposizioni che hanno avuto luogo al Teatro delle Moline ed alla Galleria d'Arte Moderna). Qui abbiamo potuto intervistare i collaboratori di John Cage: Juan Hidalgo e Walter Marchetti, entrambi musicisti e componenti assieme ad Esther Ferrer, del gruppo Zaj.
Ma, allora, che cos'è un treno o meglio il primo treno preparato? Se si volesse dar una definizione stile saggio sulle avanguardie artistiche del '900, si potrebbe ricorrere a slogan del tipo spazio teatrale, rivisitazione del quotidiano, treno-strumento musicale, magari ricorrendo a parallelismi e divergenze con la poetica futurista. In realtà, a parte le apparecchiature audiovisive in esso disposte, il treno vorrebbe essere prima di tutto proprio un treno che serve a spostarsi da un posto all'altro, dove si chiacchiera (senza sapere cosa è una performance), dove sembra che gli alberi scappino via. Poi c'è qualcosa di più: c'è l'amplificazione di tutto quello che succede nel treno; amplificazione meccanica (anzi, basta con questi termini vecchi, diciamo amplificazione elettrica) attraverso le apparecchiature audiovisive, ma anche amplificazione psicologica dovuta alla coscienza che non ci si trova sicuramente in una situazione normale, ma in una situazione.
Ma adesso cerchiamo di vedere in che cosa consiste l'apparecchiatura con cui il treno è preparato. Dice Marchetti: Innanzitutto vi sono sedici microfoni disposti nelle e attorno alle carrozze a raccogliere i rumori del treno (cigolii, sferragliamenti, il classico tatam tatam, ecc). Poi i suoni raccolti convergono nel vagone della regia dove Cage, Hidalgo e io li mescoliamo per mezzo di sei miscelatori (in tutto trentasei canali di cui solo sedici vengono utilizzati a questo scopo) per poi riinviarli combinati ed amplificati (senza altre operazioni tipo accelerazioni, distorsioni, ecc) nelle varie carrozze dove verranno diffuse tramite una coppia di altoparlanti ciascuna. Le carrozze sono inoltre dotate di telecamere e monitor per dare la possibilità ai passeggeri di vedere che cosa accade negli altri vagoni. Altri altoparlanti – dice ancora Marchetti – sono disposti sui tetti delle carrozze pronti ad entrare in azione durante le soste nelle stazioni. La regia è dotata anche di venti mangiacassette e duecentodieci nastri preregistrati. Inoltre durante i trasferimenti alcuni musicisti (chi col sintetizzatore, chi con strumenti musicali tradizionali) si sposteranno lungo le carrozze suonando le musiche che preferiscono.
Mentre lasciamo al lettore il conteggio delle centinaia di metri di cavi elettrici che sono state necessarie per collegare le varie parti dell'impianto, oppure ad immaginare gli spettrogrammi generati dalla collisione di tutti quei suoni, chiediamo informazioni sulla provenienza dei duecentodieci nastri di cui dicevamo prima.
Risponde Hidalgo: Per la preparazione delle cassette è dal 10 maggio che lavoriamo. Dapprima siamo andati a visitare i paesi dove il treno sosterà raccogliendo rumori tipici di quei posti. Abbiamo registrato il rumore della Stazione di Bologna, il traffico e i mercati dove c'erano, il rumore dei bar e delle scuole, il suono delle campane delle chiese, le botteghe degli artigiani, le fabbriche, gli animali delle fattorie; in Romagna abbiamo registrato delle musiche da liscio, non una canzone intera s'intende, solo quel tanto che basta a documentarne la presenza e la tipicità per quelle zone. In un secondo tempo abbiamo selezionato e riportato su cassetta tutti questi suoni, senza però elaborarli in alcun modo, ottenendo così trenta cassette per ogni stazione in cui si fermerà il treno: una specie di quadro sonoro.
Questi materiali sonori raccolti in cassette in quali momenti del viaggio verranno diffusi? Durante le soste tramite gli altoparlanti collocati sui tetti delle carrozze: – informa Hidalgo – alle stazioni stabilite il treno si fermerà, i passeggeri scenderanno, gli altoparlanti diffonderanno in ogni luogo i suoni della stazione di Bologna e quelli registrati sul posto.
Cosa succederà nella stazioni? Ci sarà una festa. Le amministrazioni locali – continua a dirci Hidalgo – si sono fatte carico di organizzare le soste del treno. Ci sarà da mangiare e da bere, specialità del luogo naturalmente, poi ci saranno bande, corali o gruppi rock ad esempio, o chiunque voglia suonare; si canterà e si ballerà. Nelle stazioni ci saranno televisori, quanti più possibili, sintonizzati su diverse stazioni locali o nazionali; e ci sarà la gente del posto.
Quale funzione assolverà la regia in tutto questo programma? Nel vagone della regia – continua Hidalgo – verranno miscelati i suoni, quelli del treno e quelli delle cassette, secondo le scelte compositive (c'è scritto proprio compositive) di Cage; è qui che i suoni combinati tra loro potranno perdere le loro connotazioni e i loro rimandi a situazioni precise assumendone altre. Ma quello che accadrà in fondo è una cosa normalissima: difficilmente durante la giornata percepiamo suoni isolati, più spesso essi si scontrano, si sovrappongono, si intersecano.
Una delle caratteristiche peculiari di questa azione mi pare sia l'irripetibilità, l'impossibilità di una riproposta che non sia a sua volta una esperienza nuova. Certo questa esperienza è un happening proprio nel senso letterale di accadimento. È una cosa che accade, la si può provocare più volte ma non è replicabile, sarà sempre diversa perchè è fatta da tutti i partecipanti. Esiste anche un progetto per la produzione di tre dischi dal vivo, uno per percorso, ma questo non vuol dire che si consideri l'esperienza come un'opera, come un prodotto finito, i dischi costituiranno semplicemente una documentazione.
Tornando al viaggio del treno come si concluderà? Il viaggio di ritorno - conclude Hidalgo - sarà senza soste, accompagnato dal rumore del treno, poi all'arrivo si ascolteranno i suoni della stazione di notte, vuota, calma, dove ritroveremo Il Silenzio Perduto.